
Dic 4, 2018
Francesco Bacchin è un giovane studente appassionato di cannabis. In seguito ad un incidente stradale comincia ad utilizzarla per motivi terapeutici e la canapa diventa una presenza costante nella sua dimensione quotidiana. Questa è la sua storia: quando il coraggio e la determinazione aiutano a superare anche i momenti più difficili. Mi chiamo Bacchin Francesco, veneto di 25 anni, sono un perito chimico e dal 2016 coltivo canapa industriale. Ho la passione per l’agricoltura e l’allevamento sostenibile del pollame che mi aiuta nella gestione dei campi di canapa. A ottobre 2018 ho terminato il corso di perfezionamento universitario “la cannabis medicinale” a Padova. Questo corso, il primo universitario, della durata di 1 anno, aperto a chiunque abbia laurea triennale, ha trattato la pianta di cannabis a 360 gradi con particolare attenzione agli aspetti medici, ma anche alla parte fitochimica, botanica, coltivazione e gli aspetti psicologici dell’assunzione di cannabis. Il livello del corso è stato ottimo, pionieristico oserei dire, rigoroso materiale scientifico e docenti preparati anche dall’estero. Attualmente sono iscritto ai corsi singoli della magistrale di psicologia “neuroscienze e riabilitazione neuropsicologica” ed ho iniziato un lavoro come consulente e formatore nell’ambito della canapa industriale tramite la società “Scuola canapa” con sede a Verona. L’incidente e le cure tradizionali Nel 2006 a seguito di un violento incidente stradale (un tir mi tagliò la strada mentre in bicicletta attraversavo un semaforo) ho subito, a livello transfemorale, un’amputazione alla gamba sinistra che mi causa dolore neuropatico e in certi momenti vere e proprie crisi epilettiche ai nervi del moncone. Anche se capitano raramente, in maniera grave circa una volta all’anno, queste crisi mi debilitano al punto di dover restare allettato diversi giorni. Ancora oggi soffro di flash back post traumatici e sintomi da PTSD ( sindrome post traumatica da stress) con un alto livello di attivazione sensoriale: sostanzialmente dopo l’emersione di un PTSD il soggetto è in costante allerta sensoriale, come un erbivoro nella savana per intenderci, i sensi sono più attivati, gli stimoli provenienti dall’esterno vengono captati/percepiti più spesso come pericolosi. Si fa più attenzione a tutto, nulla deve sfuggire agli occhi, al naso, alle orecchie di un post traumatico, perchè tutto è potenzialmente una minaccia: capita...
Commenti recenti