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HIVTestimonianze

Lottando per la dignità: la storia di Enrico Bottaccio, martire per la cannabis

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Enrico è stato un martire per la cannabis: aveva 48 anni ed era disabile al 100%. Soffriva di HIV dall’età di 21 anni. Enrico è morto nell’estate del 2019 senza essere riuscito ad avere giustizia. Enrico chiedeva solo di potersi curare nella legalità.

Mi sono ammalato di HIV nel 1992, all’età di 21 anni. Ho avuto il primo tracollo nel 1995 quando a causa di una infezione, una toxoplasmosi cerebrale, sono passato in AIDS conclamato.

La paura dell’ignoto è la sindrome peggiore, il non sapere cosa ne sarà della propria vita, il non poter progettare un futuro a lungo termine comporta una limitazione della voglia di vivere.

Le cure ortodosse contro l’HIV

Le terapie ufficiali contro le conseguenze della mia patologia sono: psicofarmaci e antidepressivi, neurolettici e antidolorifici, antimicotici ed inibitori della pompa protonica, antinfettivi intestinali ed antibiotici.

Dal 1996 al 2000, sono stato trattato con Videx (AZT), poi ho iniziato molteplici terapie antiretrovirali combinate. In seguito ho assunto tre farmaci quali Truvada, Esentress e Reiataz, oltre ad un neurolettico di nome “Lyrica 150″ e del tramadolo come antidolorifico.

Questi tre farmaci mi causavano nausea, inappetenza e diarrea. La canapa non mi curava, ma mi aiutava a eliminare gli effetti secondari di questi medicinali salva vita.

Il mio metodo di assunzione è semplice, fumo sino a quando non riconosco l’effetto benefico.

Ho assunto anche Omeoprazolo, Flucanazolo, Acido folico, d’inverno anche il Bactrim per la polmonite e paracetamolo all’esigenza.

Gli effetti positivi della cannabis

Ho scoperto quasi casualmente che la canapa avesse effetti importanti sul mio metabolismo.

Rallenta infatti la degenerazione del dolore e crea quasi un vortice che, in senso orario, mi riavvita alla vita e mi permette di sopportare le pesanti terapie prescritte per la mia patologia.

L’effetto analgesico è molto importante, cosi come quello modulatore del dolore cronico.

Nel breve periodo in cui ho assunto regolarmente il Bedrocan (19% THC 1%CBD) ho riscontrato moltissimi benefici su tutta la mia situazione: ero tornato a dormire tutta la notte senza svegliarmi continuamente. Ero tornato a riconoscere lo stimolo dell’urina e a trattenerlo fino al mattino e altrettanto per le feci, che erano tornate compatte. La dissenteria non faceva più parte delle mie problematiche ed ero tornato a mangiare e a digerire senza problemi.

E quando non c’è il farmaco…il punto di vista di un martire per la cannabis

Quando non assumo il principio attivo, la situazione è davvero drammatica: soffro di violente neuropatie, mi ritorna una graduale inappetenza con la conseguente chiusura dello stomaco che impedisce di nutrirmi.

Soffro di spaventose emicranie con conseguente disperazione per la non trattabilità di questa sintomatologia con farmaci convenzionali. Gli arti mi dolgono e particolarmente la sera, nel letto, ho la sensazione di avere il freddo nelle ossa degli arti superiori ed inferiori e patisco inspiegabili crampi ad entrambi i muscoli dei polpacci.

L’incontinenza mi assale ed ho continue perdite di urina.

Con la testa sarei anche in grado di fare progetti poi però, quando si arriva al concreto, ho molte difficoltà per quel che riguarda la capacità decisionale e mi servirebbe assistenza psico-fisica.

Se non assumo THC ho dei momenti che non riesco ad organizzarmi la vita, non riesco a mangiare, e, anche se non è tutto, la progettualità che mi permette di alzarmi la mattina e mettere insieme i pezzi della mia giornata, è molto importante.

Martire per la cannabis: l’arresto e il desiderio di suicidio

Mi sento e sono, lasciato solo a me stesso: un martire per la cannabis.

Nel 2008, sono stato da solo a casa per circa 6 mesi durante i quali ho perso peso fino ad arrivare a 40 Kg.

Un giorno sono svenuto e mi hanno ricoverato però, dopo la minaccia di farmi dormire per tre giorni con i farmaci, ho firmato e mi sono fatto dimettere.

Nel 2010 ho avuto un problema per resistenza a pubblico ufficiale. 

Mi hanno arrestato in seguito a una colluttazione avvenuta sotto casa con i carabinieri. 

Questi trovandomi con circa 2,5 grammi di canapa in tasca, sono saliti a perquisire l’abitazione dove hanno trovato 5 grammi di fiori, due germogli di erba alti 2 cm a una cinquantina di semi e due bilance (perché una mi era caduta).

Mi hanno tenuto dentro per 2 giorni nei quali ho dovuto interrompere tutte le terapie che assumevo al momento.

Gli effetti collaterali di questa situazione, dopo aver scoperto le strutture fatiscenti, i sanitari assolutamente anti-igienici, il fatto che i magistrati non controllano mai le cartelle cliniche dei detenuti, ed aver provato sulla mia pelle il bombardamento di psicofarmaci (somministrati togliendo il contagocce a mezze boccette alla volta) sono sintetizzabili in un irrefrenabile desiderio di suicidio.

Mi piacerebbe ricevere un piccolo aiuto per il tipo di accuse che mi sono rivolte: coltivazione a fini di spaccio (senza che ci sia un acquirente in fragranza ne che io abbia mai pensato di venderla visto che ero malato a casa da più di tre anni).

Il viaggio in Puglia

Nel 2011 ho provato a trasferirmi in Puglia visto che in quella regione è stata emessa la delibera 308/2010 che prevede il Bedrocan gratuito e volevo ottenere la fornitura di Bedrocan pagata dalla ASL.

Al contrario di quello che mi aspettavo però, ho dovuto fare i conti con il fatto che la delibera pugliese prevedeva il rimborso del farmaco solo per i pazienti affetti da sclerosi ed io insieme a tutti gli altri pazienti, siamo stati esclusi.

Nel giugno del 2012 sono tornato a casa.

Un martire per la cannabis senza ascolto alcuno

L’ultima prescrizione fatta dal mio medico di base prevedrebbe 2 grammi di cannabis al giorno, ma il mio problema resta sempre lo stesso. L’ospedale, infatti, nonostante sia disabile al 100% e in una situazione economica molto precaria, non vuole sostenere le spese per il farmaco.

Mi sento lasciato solo a me stesso. In aggiunta per le precedenti forniture avrebbero preteso  di caricare le spese dell’importazione sulle mie singole spalle, mentre altri malati mi raccontano che a loro è stata data la possibilità di procedere con un’importazione complessiva di gruppo per tutti i pazienti della città e provincia.

Un piccolo risparmio sarebbe garantito per tutti.

Fra maggio 2015 e febbraio 2016 ho passato un periodo in Spagna dove le associazioni cannabiche garantiscono una buona qualità di cannabis e un trattamento  speciale per l’uso terapeutico.

Dal 2013 al 2017 sono riuscito a importare il farmaco due due volte tramite la farmacia dell’ASL.

La prima è stata pagata dalla parrocchia del mio quartiere, 135 grammi, di cui 18 scatole da 5 grammi di Bedrocan e 9 scatole di Bediol al prezzo di 1.440 euro. 

La seconda invece sono riuscita a pagarla grazie ad una raccolta fondi online sul sito buonacausa, sempre per la stessa quantità al prezzo di 1.340 euro per 18 scatole di Bedrocan e 9 di Bediol.

Queste forniture mi sono durate 3 mesi ciascuna perché le miscelavo con la tisana di canapa prodotta biologicamente da Assocanapa a Carmagnola e con la quale, anche attualmente, stimolo il mio appetito e lotto contro il deperimento, visto che sono rimasto senza scorte di farmaco.

Proprio oggi sono andato a ritirare la tisana: una busta da 40 grammi, purtroppo impollinata e quindi con 25 grammi di semi e 5 di legno, però il resto almeno mi da un appoggio durante la giornata.

Nonostante il Piemonte abbia approvato la sua legge regionale il 15 giugno del 2015 al momento non riesco a farmi mutuare la terapia. La farmacia ASL 13 di Novara e il reparto infettivi dell’Ospedale fanno lo scaricabarili fra di loro adducendo  che non ci sono i fondi finanziari per pagarmela.

Io penso sia solo per una questione ideologica che mi sottopongono ancora a questa tortura.

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