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Salomone Romano lottare contro la tetraplegia e l’interruzione della terapia

L’interruzione della terapia di cannabis è per Salomone Romano una delle principali difficoltà da affrontare insieme alla tetraparesi

Mi chiamo Salomone Romano, per gli amici Lallo, ho 63 anni, un diploma di laurea in scenografia e vivo in Salento. Prima lavoravo come sommozzatore e pescatore di coralli poi, circa 20 anni fa, un chirurgo operandomi di ernia cervicale, commise un grosso errore e mi lasciò in uno stato di tetraparesi incompleta.

A novembre del 1999 arrivai in una clinica di Vicenza per la riabilitazione.

Durò 4-5 anni: facevamo palestra dalle 9.00 alle 12.30 poi pranzo e poi di nuovo palestra sino alle 17.30.

Al momento sono sulla sedia a rotelle però ogni tanto cammino con l’aiuto di un bastone.

Mentre ero ricoverato seppi degli effetti collaterali negativi dei farmaci che di solito si assumono nel mio caso, ne parlavamo con gli altri ricoverati. Uno dei medici della clinica, un peruviano, un giorno mi confidò che con la canapa si potevano ottenere ottimi risultati e che se fossi stato in grado di trovarla, loro mi avrebbero fatto fumare in clinica.

La cannabis come miorilassante

Spaventato dagli effetti collaterali dei farmaci, raccontati dagli altri ricoverati, ho iniziato con la canapa che in quanto miorilassante mi ha effettivamente aiutato a controllare per il 70 %, la mia spasticità, mi ha aiutato molto a ridurre il clono che prima mi provocava un continuo saltare, per i movimenti inconsulti degli arti inferiori, anche mentre dormivo, e sotto le lenzuola sembravo come Raimondo Vianello e la Mondaini. Mia moglie non dormiva più.

La canapa è anche un antidepressivo naturale e, oltre a questo, da quando l’assumo sono circa 7-8 anni che non faccio uso di catetere.

Al momento non prendo altre medicine al di fuori di questa e complessivamente, rispetto a tanti altri, sto benissimo.

L’accesso al farmaco è problematico, mi sono sempre rifornito al mercato nero, solo che la qualità non è sempre buona e soprattutto nessuno mi assicura di trovarla con continuità.

Quando rimango senza i dolori ritornano ad essere allucinanti e ho di nuovo bisogno del catetere.

Verso la fine del 2013, cercando di farmela prescrivere, ho fatto una visita al primario di anestesia e terapia del dolore dell’ospedale di Brindisi. Questo dottore mi ha detto che per loro, come medici ASL, è molto più facile prescrivere la morfina che il Bedrocan. Così sono andato da un altro medico, quello del mio paese, che sarebbe anche disponibile, ma non ha la minima idea di come istruire la pratica per l’importazione. In Puglia, tra l’altro, [NDR. Grazie alla delibera della giunta regionale 308 del 9 febbraio del 2010] il farmaco è gratis per i malati di sclerosi multipla, per chi soffre di dolore cronico acuto e neuropatico e per i malati di tumore in trattamento radio e chemioterapico così, a partire dal 2014, finalmente grazie all’anestesista dell’Ospedale di Scurrano sono riuscito ad avere una ricetta per 3 grammi giornalieri, pagati dalla sanità regionale. 

Le vittorie del presente e le sfide del futuro

I passi avanti quindi, rispetto al passato ci sono stati, purtroppo però ancora adesso, in questa situazione che sembra ottimale,  ho avuto dei problemi di interruzione della terapia. Nell’estate 2016 infatti, sono rimasto senza farmaco per 4 mesi perché sembra ci siano stati dei problemi con l’importazione. In quel periodo ho dovuto cercare il farmaco secondo altri canali e altri malati spesso hanno lo stesso problema. Può capitare che alcuni pazienti, malati oncologici o terminali, facciano richiesta ma muoiano prima di ottenere il farmaco. 

Quindi la situazione è migliorata è certo, ma da un lato da parte dei medici l’ignoranza è ancora profonda e poi queste problematiche d’interruzione della terapia non sono più tollerabili.

Per questo motivo spero di vedere presto alla luce il progetto di coltivazione sancito con il Disegno di legge 290 del 21 dicembre 2016 da parte della Regione Puglia, insieme con enti di ricerca e Università e all’Associazione LapianTiamo.

Il Progetto Pilota della Regione di cui parla Salomone non ha mai preso campo. Il progetto è stato invece allargato all’ambito nazionale presso lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze.

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