La storia di Chiara: cannabis e glaucoma
Chiara racconta come integra la terapia a base di collirio con il consumo di cannabis: un’esperienza di cannabis e glaucoma.
Sono laureata in Scienze biologiche e vengo dalla provincia di Roma. Ho 36 anni e il giorno del mio ventottesimo compleanno mi è stato diagnosticato il glaucoma.
Tecnicamente sono quasi 10 anni che ho questa patologia, ma in realtà ho un polimorfismo chiamato sindrome da dispersione pigmentaria, una condizione genetica recessiva data da un gene localizzato su un cromosoma autosomico. In poche parole l’umor vitreo non fluisce bene a causa di depositi di residui che fanno da tappo e il risultato è l’aumento della pressione negli occhi.
Curare il glaucoma, ma come?
Una cura per la mia patologia non esiste: le gocce che si mettono servono a mantenere bassa la pressione degli occhi per evitare danni al campo visivo e quando si diventa resistenti ad un certo farmaco si passa al successivo fino ad arrivare, nei casi estremi, ad operazioni con alte percentuali di rischio di rigetto.
I miei sintomi, sempre ricorrenti, sono il mal di testa, la perdita parziale o totale della vista per alcuni minuti, sensazione di sabbia negli occhi e dolore lanciante agli stessi, quasi come se li stessero strappando via dal cranio.
Inizialmente l’uso del Timololo, collirio, ha alleviato questi sintomi. Dovevo metterne una goccia per occhio ogni mattino, ma avevo la vista offuscata dalla consistenza del gel, vertigini e senso di nausea, in più, nel giro di pochissimi mesi (non appena sono diventata farmaco-resistente) le sintomatologie positive e negative legate all’uso del farmaco si sono annullate.
Al posto di questo farmaco mi sono state prescritte delle prostaglandine: la prima applicazione è stata di sera ed ho avuto una reazione allergica che mi ha bruciato l’epitelio superficiale dell’occhio e delle palpebre.
Il giorno dopo chiamai l’ambulatorio che mi seguiva per far presente l’episodio e vedere cosa dovevo fare, ma mi venne consigliato di prendere un altro farmaco sempre della stessa classe. Così, avendo avuto una reazione allergica precedente, non ho lo presi perché avrei rischiato di peggiorare la situazione.
Tramite amicizie e giri di telefonate riuscii ad avere il numero di un noto oculista che mi diede un appuntamento nel giro di tre giorni, mi controllò e diede una cura adeguata: sempre una goccia di Timololo ogni mattina appena sveglia e all’ora di pranzo e di cena una goccia di Dorzolamide.
Cannabis e glaucoma
Questi tre giorni di semi cecità e abbandono sono stati il motore che mi hanno spinto a voler utilizzare la cannabis come cura per il glaucoma. Sono sempre stata interessata all’aspetto curativo perché mia madre ha la sclerosi multipla.
Mi sono documentata su Pubmed e altri database scientifici per capire se potesse essere un valido aiuto e nelle mie ricerche mi sono interessata anche delle altre patologie che potevano essere alleviate, tra cui la mia.
La cannabis non è una pianta magica, ma rappresenta un valido aiuto se preso con le dovute precauzioni: per ogni patologia degenerativa l’importante è cercare di non perdere l’uso di certi organi o sistemi.
L’utilizzo che faccio della cannabis per il glaucoma è quello di coadiuvante alla cura prescritta durante l’ultimo controllo. Al risveglio Timololo ad entrambi gli occhi, a pranzo e a cena per l’occhio destro utilizzo solo Dorzolamide mentre per l’occhio sinistro un altro farmaco composto da Dorzolamide e Timololo.
Inizialmente ho provato a fare questa cura così com’era e in aggiunta ho eliminato tutti gli elementi che possono aumentare la pressione endoculare come spezie (caffè, cacao), alcool (quella volta a settimana che andavo a bere una birra con gli amici) e sigarette, ma funziona nel breve periodo.
Superato un mese ricominciai a sentire la mancanza dei farmaci in maniera sempre più rapida rispetto a quando devo utilizzarli, quindi quando sentivo gli spilli negli occhi o cominciavo a non leggere ciò che dovevo studiare o prendevo il mio kit e mi rollo uno spino.
L’effetto di diminuzione della pressione nel mio caso dura circa 3 ore e per questo decido l’uso di canapa al bisogno.
Per quanto riguarda la cannabis e il glaucoma, le quantità che consumo sono correlate alla quantità di THC presente nell’hashish o nell’erba, a seconda di ciò che si trova al mercato nero. Per quel che mi riguarda faccio una stima approssimativa del principio attivo e assumo la sostanza nella quantità adatta a farmi passare i sintomi.
Nessuna persona sa quanto è difficile occuparsi di persone malate fino a quando non si ritrova a dover accudire un genitore o un parente anziano, aiuto mia madre con la sua malattia da quando ero piccolissima, il mio successo più grande è non averle permesso di lasciarsi consumare dalla sua condizione, dopo tre ricadute è ancora in grado di muoversi autonomamente.
Questo e la scoperta della mia malattia mi ha lasciato profondi disagi a livello psicologico, sono arrivata a diventare anoressica perché non riuscivo ad ingoiare il cibo nonostante la fame e la cannabis mi ha migliorato la vita anche in questo senso: mi sento più serena, mangio con gioia e sono propositiva nel futuro.
Seguendo la mia strada ho continuato a studiare genetica e biologia molecolare e sono entrata a far parte di un laboratorio di genomica comparata.
Per quanto riguarda i miei disturbi, continuo ad eseguire test strumentali per controllare il campo visivo, faccio regolarmente i controlli dall’oculista e continuo a prendere i betabloccanti in gocce.
Cannabis e glaucoma: accedere alla terapia legalmente
In complemento alla terapia ho continuato a fumare cannabis per alleviare il mal di testa e le nevralgia che ho di solito. Sono entrata in contatto con il Dott. Privitera che sta eseguendo uno studio sulla prescrizione personalizzata di cannabinoidi a scopi terapeutici e finalmente ho una prescrizione medica.
La beffa è che un grammo di Bedrocan o di Bedrolite mi costava 20 euro e secondo la prescrizione completa di 500 grammi arriverei a spendere circa 1.000 euro, che ovviamente ancora non ho.
Faccio parte di un’associazione Canapa Caffé quindi cercheremo di risolvere in collaborazione con il medico.
Grazie alla prescrizione ho diminuito molto il mio consumo perché si tratta veramente di un medicamento controllato e sono arrivata a consumare solo 10 grammi al mese, quando normalmente prima, lo stesso quantitativo, mi durava al massimo due settimane.
Ho trovato molto giovamento utilizzando il Bedrocan e il Bedrolite, niente a che vedere con quello trovato per strada.
Prima di provare Bedrocan e Bedrolite infatti, pensavo che l’effetto di un erba casalinga e di questi farmaci fosse più o meno lo stesso, invece sono sempre più convinta che fare una legge sull’auto produzione sarebbe sbagliato perché non tutti sarebbero capaci di produrre cime adatte alla cura.
Per quanto possa essere competente, essendo un biologo vegetale, non avrò mai un prodotto di buona qualità senza gli strumenti adatti. Sarebbe un po’ come prodursi la penicillina da soli per curarsi la bronchite.
A causa dell’elevato costo del farmaco sono comunque sempre rimasti l’auto produzione ed il mercato nero.
Per quel che riguarda l’auto produzione, ho comprato i semi nei growshop che esistono a Roma.
Uno si trova vicino all’Ospedale San Camillo ed i ragazzi che ci lavorano mi hanno consigliato delle varietà che producono in maggioranza CBD.
Un altro negozio è vicino alla città universitaria della Sapienza, lì hanno semi meno commerciali ed ho provato 3 varietà della marca Sweet Seeds.
Ho coltivato outdoor per alcuni anni, poi per la paura di passare dei guai ho lasciato perdere.
Per quanto riguarda il mercato nero sono rimasta piacevolmente colpita dalla conoscenza di alcuni ragazzi che ogni anno vengono a fare la stagione di vendita estiva al mare.
Alcuni di loro fanno questo lavoro da anni ed hanno dei clienti fissi che molte volte sono malati. Così si preoccupano di specificare il tipo di erba, non solo la qualità e per l’effetto euforico, ma perché sanno che uso ne viene fatto.
Nessuno degli spacciatori mi ha mai consigliato un tipo di cannabis o di fumo per curarmi, si limitano a descrivermi caratteristiche organolettiche e provenienza. Loro sanno se si sono riforniti da qualche truffatore che mischia erba e fumo con altre schifezze e dispongono spesso di possibilità di scelta.
Si limitano a proporre e fare provare quello che sanno provenire da fornitori seri che di solito riforniscono anche i coffe shop.
2 commenti
Claudia
04/10/2018 12:05Dura anche la mia esperienza, troppo lunga da raccontare.
Claudia
04/10/2018 12:05Dura anche la mia esperienza, troppo lunga da raccontare.