Giampiero Pagnini: utilizzare cannabis nella tetraplagia
Giampiero è un ragazzo abruzzese che utilizza cannabis nella tetraplegia. L’effetto miorilassante prodotto da questa pianta rappresenta un giovamento quotidiano. Giampiero, infatti, ha smesso di consumare altri farmaci.
Mi chiamo Giampiero Pagnini, ho 38 anni e sono quadriplegico da 21 anni, in seguito a un incidente motociclistico. Le conseguenze della mia condizione sono dolori incessanti distribuiti in tutto il corpo, a partire dalla lesione sotto il livello del collo, tremori e fastidiosissimi spasmi.
Tetraplegia e farmaci tradizionali
I dolori che provo sono simili al formicolio che accompagna un arto addormentato. Soffro anche di nausea e dolori di stomaco.
Sono stato in terapia per circa 3 anni con i classici farmaci miorilassanti che comunemente danno a tutti i pazienti che soffrono della mia problematica: Lioreasal in pastiglie per due volte al giorno, 5 gocce di Rivotril, prima di andare a letto e 2 pastiglie di Ditropan per non far aumentare troppo la pressione della vescica.
I farmaci miorilassanti servono a bloccare spasmi e tremori pero, a lungo andare, man mano che il corpo si assuefa ai loro principi attivi, la loro azione perde di efficacia e per avere un beneficio terapeutico bisogna aumentarne continuamente la dose.
Cannabis nella tetraplegia
Ho cominciato a fumare cannabis al liceo artistico e ho sempre avuto amici che fumavano.
Alcuni di loro, dopo il mio incidente, mi hanno consigliato di utilizzare la canapa per lenire i dolori e, dopo essermi documentato su internet ed essermi iscritto, ormai da 17 anni all’associazione Act, ho cominciato ad assumere cannabis per motivi medici. Ho smesso subito di prendere i farmaci della terapia, anche perché la canapa mi da gli stessi benefici: per la vescica e ottima e per gli spasmi e contro il clono [N.d.r. movimento involontario che consiste in una serie esauribile o inesauribile di scosse a carico di un muscolo] e perfetta.
Ho iniziato a fumare in uno degli ospedali dove ero ricoverato insieme ad amici e, grazie alla canapa, dormivo meglio, mangiavo di più ed ero più allegro.
La dose del mio fabbisogno giornaliero varia a seconda della giornata, in media ho bisogno di circa 5 g al di, ma sono io a dosarmela secondo necessita. Fino a oggi ho sempre ottenuto la canapa rifornendomi al mercato nero.
Nel 2013 tramite l’associazione LapianTiamo sono finalmente venuto a conoscenza del percorso per ottenere l’importazione dall’estero e ho cercato un medico in Abruzzo che me la potesse prescrivere. In questa regione però, a differenza di altre regioni d’Italia, normalmente il farmaco importato era a carico del paziente e con la mia pensione di 270 euro al mese la spesa risultava insostenibile.
Cannabis nella tetraplegia: prescrizione e prezzi alti, l’idea dell’auto produzione
Nel 2016, tramite il dottor Cupaiolo del centro terapie del dolore dell’ospedale di Pescara sono riuscito ad avere una prescrizione per olio di cannabis al 20% di THC, 3 gocce al mattino e 3 gocce alla sera.
La prima cosa che mi disse il dottore, quasi a mettere le mani avanti, fu: «Guarda che io non ti posso prescrivere le canne», sembrava quasi che io volessi la prescrizione per divertirmi e non per curarmi.
Secondo me i medici hanno paura di prescrivere le infiorescenze perché credono che noi poi ce le andiamo a fumare per la strada e, se dovessero trovarci le forze dell’ordine, temono di avere delle ripercussioni, visto che la firma dell’autorizzazione e la loro. Incredibile.
Comunque per me che fumo da oltre 20 anni e che peso 100 chili questa posologia non serve a nulla, non mi fa nulla e ho dovuto pagare un flaconcino da 100 ml 170 euro.
L’olio e stato preparato da un farmacista di un paese vicino a Pescara, Orsogna, l’ho usato per curiosità per 3-4 giorni, ma poi, visto che non mi faceva nulla, l’ho abbandonato per ritornare alla mia solita dieta a base di cannabinoidi.
In particolare comincio la mia giornata con un the nel quale sciolgo un cucchiaino di miele, modificato con un concentrato di principio attivo estratto con co2, dopo di che passo a una sessione di vaporizzatore per tenere calmi i muscoli e poi se ne riparla dopo pranzo. Dopo il pasto, in genere, a seconda di come mi sento, vaporizzo dei concentrati tipo dab [N.d.r. estrazione di principio attivo tramite solvente], in pratica e sufficiente scaldare una superficie, di solito vetro, quarzo o titano, adagiarci sopra il concentrato e poi inalare con una pipa.
In questa maniera l’effetto e più potente che vaporizzando le infiorescenze di cannabis, perché il principio attivo risulta concentrato. Nel corso del pomeriggio poi, se gli spasmi e le contrazioni ritornano vaporizzo, faccio ancora un dab, oppure un the o un frullato.
Insomma dopo 20 anni so amministrare al meglio il consumo di questa medicina.
Dal punto di vista economico spendo circa 1.000 euro al mese per tenere a bada spasmi e contrazioni e per questo vorrei che il medico mi prescrivesse le infiorescenze in maniera gratuita come sembra dover prevedere la nuova legge regionale abruzzese [N.d.r. la legge regionale 4 del gennaio 2014 e nonostante il Decreto commissariale dell’ottobre 2016, prevedono il rimborso].
Sempre più pazienti sono in cerca di questo farmaco e piano piano sempre più medici si stanno rendendo conto e si dimostrano maggiormente aperti e pronti a interessarsi.
Proprio per questo motivo spero che nel futuro sia concesso a ogni paziente, che ne ha la possibilità, di coltivare da sé la propria medicina, anche perché, primo, ognuno di noi conosce le varietà più adeguate alla propria situazione e secondo, qui in Italia a differenza dell’America, dove i medici ti sanno consigliare sullo strain più efficace a seconda della patologia, i nostri dottori non ne sanno nulla, non sanno nemmeno la differenza degli effetti fra piante Indiche e Sative.
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